Lo Stemma francescano

In un suo recente studio (Lo Stemma Francescano – origine e sviluppo, Roma 2009, Istituto Storico dei Cappuccini) Servus Gieben, Direttore Emerito del Museo storico dei Cappuccini a Roma, ha condotto una rigorosa ricerca sulle origini e sull’evoluzione dello stemma dell’Ordine Serafico. Secondo lo studioso lo stemma risale alla fine del XV secolo. L’origine di questo simbolo sarebbe da attribuirsi a san Bonaventura da Bagnoregio, eminente teologo dell’ordine francescano, come dimostrano diversi testi antichi, tra cui la “Vinea Sancti Francisci“, di autore anonimo, pubblicato nel 1518 ad Anversa, in Belgio e scoperto dallo studioso. Nell’opera, tra le altre cose, è riportata la legenda di san Bonaventura: “…San Bonaventura dunque, fatto cardinale, avendo rinunciato al mondo con le sue vanità, non voleva di nuovo riprendere ciò che aveva calcato sotto i piedi. E per rimanere più estraneo al mondo e perché a nessuno potesse far piacere di vedere il suo stemma gentilizio tra quelli dei cardinali, ordinò uno stemma speciale, corrispondente al suo stato. Si fece dipingere uno scudo azzurro con la mano di Nostro Signore e con la mano di San Francesco in fede chiodata l’una sull’altra. È questo è lo stemma dei Frati Minori, che si trova in un campo azzurro perché tutti i loro pensieri, opere ed esercizi li devono dirigere verso il cielo. Dovendo pensare alla fedeltà che nella loro professione hanno promesso a Dio e a tutti i suoi santi, queste mani sono chiodate insieme, perché da questo legame mai devono essere sciolti e liberi…
Nello stemma originale, perciò, come afferma lo studioso, la mano di Cristo e quella di Francesco erano fissate insieme con un unico chiodo per significare il patto di eterna fedeltà dell’Ordine al Signore crocifisso. Con il suo stemma san Bonaventura voleva mettere in evidenza non tanto la conformità di san Francesco con il Redentore, quanto il patto indissolubile che la professione religiosa del frate minore e dell’Ordine intero ha stabilito con Cristo.
In seguito alla canonizzazione di san Bonaventura (14 aprile 1482), si moltiplicarono le sue raffigurazioni. In diversi dipinti e incisioni, già dalla fine del quattrocento, il santo dottore veniva riprodotto con le vesti cardinalizie sopra il saio cinerizio francescano e lo stemma del suo cardinalato, corrispondente alla descrizione della “Vinea”, come appare nelle seguenti rappresentazioni.

Anonimo fiammingo, San Bonaventura, tavola di fine 400, FiandraMaestro della Glorificazione di Maria, Santi francescani (part. di San Bonaventura), Tavola di fine 400, ColoniaPhilip Galle, San Bonaventura, incisione del 1587, Anversa

Durante il generalato di Francesco Sansone, eletto ministro dei Frati Minori dal 1475 al 1499, l’emblema divenne lo stemma ufficiale dell’Ordine e fu riprodotto più volte nella Basilica di Assisi. Purtroppo, però, si smarrì il suo significato originale. Fu tolto l’unico chiodo che univa le due mani e, allontanandole leggermente l’una dall’altra, il braccio di san Francesco fu contrassegnato con la manica del saio. Fu così sacrificato il chiaro segno dell’indissolubilità del patto stabilito con Cristo e prevalse il significato della singolare conformità di san Francesco con il Salvatore, facendo del santo un alter Christus. Per l’Ordine francescano, perciò, il simbolo diventò celebrativo e, in molti casi, segno di gloria e onore. Nel corso dei secoli lo stemma ha conosciuto molte forme diverse. È stato rappresentato con o senza croce, con struttura di stemma semplice, bipartito, tripartito e quadripartito, senza decorazioni o accompagnato da ornamenti, quali la corda francescana, vari tipi di corone, gli strumenti della passione, ecc.
Stemma dell'Ordine Serafico, sec. XVII, Santuario S. Antonio di Padova, Barcellona P.G.Presso il Santuario barcellonese esistono diverse rappresentazioni dello stemma serafico. La più antica è il bassorilievo litico collocato sul portale di ingresso. Si tratta della rappresentazione più diffusa nei secoli XVII – XIX. Il braccio sinistro è quello di Cristo, il destro di san Francesco. Entrambe le braccia mostrano i palmi in cui sono ben visibili le stigmate. Dietro le braccia è raffigurata la croce, a cui le due mani sono
quasi addossate. In questa tipologia dello stemma, definita semplice per distinguerla dallo stemma pluripartito, la presenza della croce si spiega in quanto gli autori che rappresentavano questo simbolo erano ben coscienti diCorona dello stemma francescano, sec. XVII, Santuario S. Antonio di Padova, Barcellona P.G. dover conservare la necessaria distinzione tra il sacrificio reale del Figlio di Dio sul Calvario e l’esperienza mistica del Serafico nel ricevere i segni delle stigmate. Lo stemma è racchiuso entro una cornice di racemi. Con molta probabilità l’emblema, risalente al sec. XVII, era collocato originariamente sull’antico portale d’ingresso della chiesa, di cui non resta più traccia in seguito alla sua demolizione nella prima metà del secolo scorso per allargare la chiesa, inglobando in essa il vestibolo che la precedeva. Lo stemma era sormontato
da una corona regale, altro ornamento comune a numerose rappresentazioni. Un senso morale che può essere attribuito alla corona è quello secondo il quale la strada francescana, significata dallo stemma, deve condurre alla corona di gloria. Secondo un’altra ipotesi, invece, la corona rappresenterebbe il simbolo della Speranza, poiché nel Cinquecento questa virtù fu raffigurata con le mani protese verso la corona della gloria, in alto.
Stemma francescano in legno policromo, sec. XVIII - Santuario S. Antonio di Padova, Barcellona P.G.Risale al sec. XVIII lo stemma in legno scolpito, anch’esso con croce e corona, ornato con decorazioni a racemi e foglie d’acanto, presente nella sala capitolare, sulla porta che immette nella cappella privata dei frati. Lo stemma, originariamente in legno policromo, di cui sono visibili labili tracce di colore, faceva parte del settecentesco pulpito, sconsideratamente asportato dalla chiesa nel 1946, di cui si conservano due angeli reggipergamo e un ovale intarsiato raffigurante la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre.
Altra rappresentazione dello stemma cinto da una corona di alloro, èStemma serafico sulla chiave di volta del secondo altare laterale destro, sec. XVIII - Santuario S. Antonio di Padova, Barcellona P.G. quella in gesso che decora la chiave di volta dell’arco del secondo altare laterale destro, oggi dedicato alla Madonna Odigitria e che ospitava, fino al restauro del 1985, la tela del Sacro Cordone di San Francesco.
Nel chiostro un elegante paliotto in marmi mischi dei primi del sec. XIX riproduce al centro in un tondo le due braccia incrociate davanti ad una croce. Un braccio nudo esce da una nube d’argento, con il aliotto in marmi mischi con stemma francescano, inizi sec. XIX - Santuario S. Antonio di Padova, Barcellona P.G.segno del chiodo nella palma della mano, l’altro braccio vestito del saio francescano, incrocia il primo, con lo stesso segno nella mano; una croce d’oro, raggiante su uno sfondo nero, emerge tra le due braccia.
In un messale Romano-Serafico del 1844 – uno dei pochissimi libriStemma serafico, incisione del 1844 - Santuario S. Antonio di Padova, Barcellona P.G. ancora presenti in convento, sopravvissuti alla  soppressione delle corporazioni religiose del 1866 – è presente un’incisione con lo stemma serafico inserito in uno scudo coronato, in corrispondenza della Solennità del Padre Fondatore San Francesco d’Assisi.
Sempre nel chiostro si custodisce un’altra rappresentazione dello stemma: si tratta di un Stemma francescano in marmo bianco, 1946 - Santuario S. Antonio di Padova, Barcellona P.G.bassorilievo in marmo bianco riprodotto all’interno di un’ovale incorniciata, posta su un manto a forma di cartoccio. Lo stemma fu realizzato nel 1946 per il nuovo pulpito in marmo della chiesa.
Alla prima metà del novecento risale lo stendardo in seta bianca dell’Ordine Francescano Secolare che riproduce, dipinto al centro, lo stemma francescano. In questa raffigurazione la croce è posta tra il braccio di Cristo e quello di Francesco. Inoltre della mano di Cristo è figurato il dorso, mentre quella di Francesco mostra la palma, come se la croce sostituisse il chiodo che prima univa le mani.
Certo sarebbe auspicabile tornare alle origini di questo simbolo, tanto glorioso e impegnativo per il francescanesimo.